Gusti e disgusti dei bambini: come aiutarli ad apprezzare tutti i sapori?

Capacità gustative e preferenze alimentari: come sviluppare il senso del gusto.

La genetica e l’esperienza influenzano il senso del gusto nei bambini e le loro preferenze alimentari. Alcuni alimenti sono apprezzati fin dal primo morso, come si può notare dai volti rilassati e dai sorrisi dei bambini mentre li mangiano, altri invece sono più difficili da accettare, fanno storcere il naso e la bocca e spesso ricevono un rifiuto. Come mai questo succede? Per rispondere a questa domanda è necessario vedere come si sviluppa la capacità di percepire e riconoscere i sapori da parte dei bambini.

Come si sviluppa il senso del gusto nei bambini?

Tutti i bambini presentano una certa capacità di percepire i sapori quando ancora sono in utero. Il senso del gusto e i sistemi olfattivi presentano uno sviluppo precoce, che comincia già nel primo trimestre.

L’apprendimento dei sapori degli alimenti inizia quindi nel grembo materno. In base all’alimentazione della mamma il liquido amniotico cambia il suo sapore e deglutendolo il bambino inizia a percepire le prime sensazioni gustative. Questa stimolazione continua nella prima infanzia attraverso l’allattamento al seno, anche il sapore del latte materno varia in relazione a ciò che consuma la mamma. I bambini in questo modo iniziano a conoscere indirettamente diversi sapori e a familiarizzare con essi.

Questa attivazione sensoriale precoce getta le basi per una importantissima memoria del gusto. Diversi studi hanno dimostrato che uno dei fattori che influisce sull’accettazione per un alimento da parte di uno svezzante è la familiarità per quel sapore. Una dieta materna variegata durante gravidanza e allattamento rappresenta un ottimo punto di partenza per inserire con successo alimenti diversi dal latte nella dieta del bambino. Con il passare del tempo e con i primi assaggi di alimenti veri e propri il bambino affinerà sempre più le sue capacità gustative e sarà in grado di riconoscere e accettare una varietà crescente di sapori.  

Inoltre è stato dimostrato che alla nascita i bambini hanno una sorta di programmazione gustativa. Preferiscono gusti che segnalano nutrienti benefici: il sapore dolce, che indica cibi ad alta densità calorica, e il sapore umami, tipico di alimenti altamente proteici. Al contrario tendono a rifiutare gusti che segnalano la potenziale presenza di composti dannosi, come i sapori amaro e acido, tipici di cibi tossici o deteriorati. Queste innate preferenze rappresentano l’eredità di secoli e secoli di evoluzione. Dal punto di vista evolutivo, per sopravvivere era importante saper riconoscere cibi densamente calorici ed evitare cibi velenosi. La preferenza per il sapore salato si sviluppa invece intorno al quarto mese di vita.

Le preferenze alimentari dei bambini sono già decise dalla genetica?

Le iniziali simpatie o antipatie alimentari dei bambini sono influenzate da questa programmazione gustativa che porta a preferenze innate verso alcuni sapori. Questo spiega perché spesso alcuni cibi dolciastri (carota, zucca, pera e banana) sono accettati facilmente dai bambini, mentre altri alimenti con sapori più acidi (pomodoro e kiwi) o amari (broccolo e pompelmo) potrebbero aver bisogno di più tempo per essere graditi.

Questo non è sempre vero perché danno il loro contributo anche le prime memorie gustative. Un’esposizione precoce, durante la gravidanza e l’allattamento, a sapori decisi ne agevola l’accettazione durante lo svezzamento. Ad esempio il figlio di una mamma che ha consumato spesso kiwi sarà quindi più propenso ad accettarlo nonostante il sapore acidulo.

E non è tutto! Le iniziali preferenze geneticamente determinate possono essere modificate grazie all’apprendimento esperienziale e alle influenze ambientali. Questo significa che l’esposizione ripetuta a una buona varietà di alimenti permette di modulare i gusti e i disgusti dei bambini.

Lo sviluppo delle preferenze individuali per alcuni cibi rispetto ad altri è un processo complesso che coinvolge anche aspetti ambientali e comportamentali, oltre che individuali e genetici.

È stato dimostrato che la prima infanzia rappresenta un periodo sensibile per lo sviluppo della percezione gustativa e delle preferenze alimentari. Durante lo svezzamento infatti i bambini hanno un forte senso di curiosità verso ciò che li circonda, compreso ciò che viene mangiato a tavola. Il desiderio di esplorare e sperimentare, oltre a quello di imitare gli adulti che li circondano, fa sì che gli svezzanti siano aperti all’assaggio di una grande quantità di alimenti, anche quelli per cui non sarebbero naturalmente predisposti.

Lo svezzamento svolge quindi un ruolo cruciale nello sviluppo di determinate abitudini alimentari.

Come fare accettare a un bambino un nuovo sapore?

Nonostante siano stati esposti indirettamente a certi sapori tramite liquido amniotico e latte materno, per i bambini in svezzamento ogni cibo è una novità. Alcuni alimenti li accetteranno più facilmente, altri li metteranno più difficoltà, ma dovranno avere il tempo per imparare a conoscerli tutti.

Gli studi mostrano che possono essere necessarie fino a 15-20 esposizioni a un alimento, ripetute e ravvicinate, affinché un bambino prenda confidenza con esso e decida di mangiarlo. Si tratta di un vero e proprio percorso di familiarizzazione con il cibo. Solo quando il cibo sarà ritenuto familiare, e quindi sicuro, il bambino lo accetterà e lo mangerà.

Non si deve interpretare un eventuale rifiuto iniziale come definitivo: se si evita di offrire nuovamente il cibo si perde un’occasione per creare un percorso di accettazione verso alimenti e sapori nuovi. È importante non forzare in alcun modo il bambino a mangiare, ma continuare a proporre con costanza ciò che fatica ad apprezzare.

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