Se il bambino non lo mangia è perché non gli piace?

Come gestire un rifiuto a tavola.

Può capitare che il momento del pasto inizi con un sonoro no. Occhi chiusi, testa che si gira dalla parte opposta rispetto al cibo, mano che spinge via il piatto: il bambino non vuole decisamente assaggiare quello che ha davanti. Ma se il bambino non lo mangia è perché non gli piace quello che è stato proposto? Ragioniamo insieme e cerchiamo di capire cosa può nascondersi dietro a un rifiuto a tavola.

Alla base del rifiuto di un alimento c’è sempre un disgusto?

I bambini hanno innate preferenze di gusto. In particolare presentano un alto gradimento verso i sapori dolce e umami, mentre tendono a rifiutare l’acido e l’amaro. Questa predisposizione può essere modulata grazie all’offerta di una buona varietà di alimenti e gusti. Abituare i bambini fin dallo svezzamento a un’alimentazione ricca e variegata getta le basi per una buona accettazione del cibo. Continuare poi a proporre con costanza cibi diversi negli anni successivi è la strada migliore per ampliare il ventaglio di alimenti consumati dai bambini.

Spesso succede che un bambino rifiuti un alimento al primo assaggio e i genitori, credendo che non sia di suo gradimento, smettano di proporglielo. Questo comportamento è sbagliato, perché riduce il numero di alimenti offerti al bambino e porta a una loro eliminazione progressiva. Con il passare del tempo i cibi presenti nella dieta del bambino saranno sempre meno, con il rischio di ritrovarsi intorno ai 2 anni in una situazione di selettività alimentare difficile da gestire.

Gli studi mostrano che possono essere necessarie fino a 15-20 esposizioni a un alimento, ripetute e ravvicinate, affinché un bambino prenda confidenza con esso e decida di mangiarlo. È un vero e proprio percorso di familiarizzazione con il cibo. Un certo alimento è consumato con tranquillità solo quando è considerato familiare e sicuro. Un eventuale rifiuto iniziale non deve essere interpretato come definitivo. Proporre con costanza anche i cibi rifiutati, oltre a quelli preferiti dal bambino, fa si che si crei un percorso di accettazione verso sapori nuovi.

È bene ricordarsi poi che con i bambini ogni giorno è un “nuovo giorno”. Un alimento apprezzato a un pasto può essere ignorato al pasto successivo, allo stesso modo un alimento rifiutato un giorno può essere mangiato con gusto il giorno dopo. Il rifiuto di un alimento non è e non deve essere inteso come una condanna a vita per quel preciso alimento. Continuare a esporre il bambino a una grande varietà di alimenti lo aiuterà a familiarizzare con essi.

Attenzione! Continuare a proporre un alimento non significa mai forzare un bambino a mangiarlo.

Ma allora perché un bambino non vuole mangiare?

Le motivazioni che possono portare al rifiuto di un alimento durante i pasti possono essere molteplici.

Il bambino sta ancora imparando ad apprezzare quel gusto. Non tutti i sapori nuovi conquistano subito chi li assapora per la prima volta, bambini compresi. Per alcuni cibi il bambino avrà un innamoramento istantaneo, sarà sufficiente un solo morso. Per altri saranno necessari diversi assaggi ripetuti perché un nuovo alimento venga considerato gradevole e quindi consumato. È con il tempo che si costruisce il senso del gusto, non bisogna avere fretta. Davanti a un rifiuto di questo genere è importante spiegare al bambino che sta ancora imparando a conoscere quell’alimento. In questo modo si lascia la porta aperta e sarà possibile riproporlo, magari con un condimento e una cottura diversi.

Il bambino non è sereno al momento del pasto. Se sulla tavola aleggia una nuvola nera fatta di tensione è probabile che il bambino ne risenta e quindi si rifiuti di mangiare. L’ansia che possa soffocarsi o la preoccupazione che non mangi a sufficienza possono innervosire anche il bambino. In questo caso cercare di mantenere un clima sereno e trasmettere calma al bambino è importante per favorire l’assaggio e approcciare i pasti con il piede giusto.

Il bambino si sente forzato a mangiare. L’insistenza ripetuta ad assaggiare, a mangiare ancora, a provare per forza un certo alimento non può che infastidire il bambino. La conseguenza naturale per lui sarà mettere in atto una forma di resistenza basata sul rifiuto del pasto. Anche in questo caso favorire un clima di serenità a tavola è fondamentale per riavvicinare il bambino al cibo e permettere assaggi in libertà.

Il bambino non ha appetito al momento del pasto. Magari è molto stanco, magari ha fatto una merenda eccessiva, magari è distratto da un gioco che lo appassiona. Tutti questi motivi potrebbero spegnere il senso di fame nel bambino. Al contrario degli adulti infatti, i bambini riconoscono bene i propri segnali interni di fame e sazietà. Un bambino mangia quando sente fame, non per gola, desiderio, piacere, contesto o compagnia. Se arriva al pasto con un discreto senso di sazietà, il bambino rifiuta quello che gli viene proposto e non c’è modo di convincerlo a mangiare. Per ridurre al minimo queste situazioni è necessario creare e consolidare una routine alimentare. Bisogna distinguere tra momenti della giornata in cui si mangia e altri in cui non si mangia. Non solo, si dovrebbero avere anche orari indicativi dei pasti da rispettare e rituali per introdurre i pasti dopo altre attività.

Il cibo è presentato in una forma poco accattivante. Anche l’occhio vuole la sua parte e una presentazione poco invitante potrebbe spingere il bambino a rifiutare un certo piatto. Questo è uno dei motivi per cui spesso i bambini svezzati a pappe dopo qualche tempo si rifiutano di mangiare. Via libera alla fantasia e alla sperimentazione. Alcune volte sono i piccoli dettagli a fare la differenza, un piccolo particolare simpatico può cambiare drasticamente il destino di un pasto!

Il cibo è abbinato a qualcosa che il bambino non gradisce. Nei bambini più grandicelli due cibi diversi presentati insieme possono influenzarsi a vicenda. In particolare un alimento nuovo rischia di andare incontro a un rifiuto con maggiore probabilità, se presentato insieme a qualcosa che proprio non viene accettato volentieri. Proporre uno stesso alimento in varie modalità di preparazione e di abbinamento aumenta la possibilità che questo sia assaggiato e gradito.

Il cibo non è stato offerto al momento giusto. L’orario in cui sono offerti i pasti contribuisce in larga misura a un approccio corretto al cibo. Se il cibo è proposto troppo presto il bambino non ha il giusto appetito e quindi non mangia. Se il cibo è proposto troppo tardi il bambino ha un eccessivo appetito e tenderà a innervosirsi; non solo, è probabile che in attesa del pasto abbia già smangiucchiato qualcosa per intrattenersi e che al momento di sedersi a tavola non abbia più fame. In questo modo rischia di instaurarsi un circolo vizioso pericoloso, fatto di pasti inesistenti e spuntini eccessivi. Se i rifiuti derivano da un problema di orario si ritorna all’importanza di una buona routine alimentare, per scandire i tempi dei pasti nell’arco della giornata.

Quel cibo non gli piace! Arrivare a questa conclusione per ogni rifiuto, come abbiamo visto, non è realistico. Però, come gli adulti, anche i bambini hanno le loro preferenze alimentari e può essere che un certo alimento proprio non gli piaccia. Anche in questo caso far sparire per sempre l’alimento non gradito dalla vista del bambino non è una buona scelta. Al contrario è bene continuare a portarlo in tavola ed esporre il bambino alla sua presenza. Con il passare del tempo i gusti del bambino possono cambiare e un alimento scartato in passato potrebbe essere mangiato con piacere, chissà!

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